Condominium
Non sono stato educato ad amare ma a diffidare, cioè odiare. I miei educatori, tutte brave persone, per carità, non mi hanno insegnato a riconoscere con chi aprirmi, ma solo con chi chiudermi. Mi hanno insegnato a proteggermi prima ancora che ci fosse qualcosa da proteggere. Ora va di moda la povertà, e fin qui ci capiamo. Siamo tutti d’accordo: basta con la società dei consumi. Ok, va bene. Ma poi, che si fa? Come lo impieghi il tempo? Tu dici: insieme agli altri, con lo scambio e il dono. Ok, e se poi mi annoio? Se poi mi fa schifo? Guarda che in una società conviviale e solidale i narcisisti come me soffrono, e parecchio. Ma tu hai idea di chi siamo noi? Noi stiamo bene in società atomizzate, tra gente che ha paura dell’altro, magari ossessa dal proprio corpo, eh! Noi viviamo la felicità o serenità altrui come una violenza nei nostri confronti, perché siamo gente competitiva! Vogliamo sempre sentirci meglio di chiunque altro. Vogliamo che il mondo ci confermi sempre che sì, abbiamo fatto l’affare, conviene, c’abbiamo preso, l’abbiamo fatta nel vasino e via così. Capito che elementi? Come fai a metterci a una tavolata di condomini, con figli che strillano nell’androne del palazzo, per una fottuta cena tra vicini di casa dove “ognuno porta qualcosa”? Noi una società così la sabotiamo. A morte! Mettiamo una bomba nel palazzo, che crolli tutto, anche il nostro appartamento appena ristrutturato, che importa? Diventiamo terroristi pur di impedire quella cena. Io non ho mai visto in faccia il mio vicino di casa, per dire, eppure dormiamo cranio a cranio da più di dieci anni, ogni notte. Capito che tipo sono? Io voglio che i miei vicini soffrano, che stiano peggio di me e quando mi vedono sulle scale voglio si sentano delle merdacce, ecco.